Nostalgia di Dio by Calamaro Lucia

autore:Calamaro, Lucia [Calamaro, Lucia]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788858432921

Buio.

FINE PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

A sipario chiuso si sentono rumori come di brecciolino che cade, di lavori in corso, e commenti sconfortati di Cecilia e Simona. Si apre il sipario, Cecilia e Simona di spalle al pubblico guardano cadere macerie sulla sinistra.

SIMONA E CECILIA

Ma è incredibile… guarda: è tutto un crollo… uno sfascio… Ma è un disturbo cronico questa città, tutto cosí: faticoso, rumoroso, impossibile… è disarmante… uno schianto perpetuo… buche, buche e lavori raffazzonati, buche e nessun avvertimento… è paralizzante…

SIMONA

È un supplizio continuo camminare…

CECILIA

Uno scempio visivo…

SIMONA

… praticamente il calvario del pedone.

CECILIA

Uno scannatoio stradale.

SIMONA

Siamo alla vessazione, guarda.

CECILIA

Un decadimento oggettivo senza precedenti.

SIMONA

Io direi proprio una dissoluzione.

CECILIA

Che tracollo, il dissesto come orizzonte.

SIMONA

Un disastro, circoliamo tra l’avaria e la tarma.

CECILIA

Una rovina, ecco… l’ho detto…

Entra Francesco fissando il brecciolino e le altre cose cadere.

FRANCESCO

Guarda, guarda, come siamo conciati… (mentre finisce la caduta del brecciolino, cercando le parole)

un dolore sordo, uno scempio, un abbandono questa città…

è uno strazio, uno sfacelo, siamo al collasso.

Qui ogni giorno comincia e finisce dalle macerie,

dalla rovina.

Una parola grandiosa, se vogliamo, rovina.

Io sí, ci sono nato a Roma, va bene?

E non so, non capisco, se mi piace o mi dispiace.

E, quando chiudo gli occhi,

questa rovina è una persistenza retinica che non se ne vuole andare;

è una persistenza formativa del bambino.

La rovina, che è una parola che da piccolo non puoi conoscere… ( pausa)

… è un luogo mentale che alla fine ti regala una infinita capacità di rimbalzo,

mica è poco, una qualità di magnificenza specifica propria della sopravvivenza anche nella piú alta decrepitudine,

infatti io qui mi sento sempre oscillare tra il vestigio, il monumento… e lo sfascio. (Raggiunge Cecilia e Simona) E infatti non mi decido. Io non lo so perché. Forse non posso. Forse non voglio…

Sono in ritardo, scusate, ho aggirato i lavori… ma non è semplice… sono ovunque… e non si sa né perché iniziano né quando finiscono… comunque…

Sigaretta? Caramella?

CECILIA

No, grazie.

SIMONA

Caramella.

FRANCESCO

Insomma, io sono abbastanza contento che c’andiamo con Alfredo… dài. Beh, alla fine, bello, no? Emozionante.

SIMONA

Beh, adesso, emozionante…

FRANCESCO

Io sono abbastanza emozionato anche se non so perché… dovendolo definire… come un movimento emotivo in avanti… potrei quasi dire, se solo mi azzardassi, a dirlo, sí, che sono quasi… contento…

SIMONA

Io invece sono già stanca, tanto stanca dall’inizio, non so che c’ho in questo periodo… una fiacca come esistenziale direi… ma fisica, concreta…

Francesco, posso appoggiarmi un po’ che non mi reggo?

FRANCESCO (la abbraccia)

Certo, figurati… Lo sai che a me sono sempre piaciute le persone stanche, io credo di essere nato apposta per farle appoggiare, vieni qua, vieni che mi dai senso, io sono fondamentalmente un appiglio umano, una colonna di carne… un davanzale… (Silenzio, guarda Cecilia, cerca di abbracciarla) Vuoi venire anche tu, Cecilia?

CECILIA

No, no, io no, ho già caldo, poi la polvere… «come se», guarda…

FRANCESCO

E ti pareva… (Ci rimane male, pausa, a Simona, fissandola mentre si riposa) Com’era? «che diremo stanotte all’amico che dorme…» questo pezzo di Pavese…

SIMONA (sempre appoggiata)

«Guarderemo l’amico, le sue labbra che non dicono nulla…» mh…

FRANCESCO

Brava, le sue «inutili» labbra… e poi quel: «parleremo sommesso», anzi «e le cose parleranno sommesso»… bello.

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